“Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprì che erano la noia e la paura e la rabbia a render così breve la vita d’un gabbiano.”

Richard Bach, Il gabbiano Jonathan Livingston

Zona comfort o comfort zone, una piccola isola, protetta dalle onde tumultuose del mare, dov’è possibile riposare al riparo dalla tempesta della vita.
Ovattato nel placido grembo della mia zona comfort, sto bene. Si sta bene nella quiete e nell’abbraccio di ciò che è familiare.

E dove invece lo slancio sul filo dell’incerto, l’ignoto destino della propria moira, la scoperta di ciò che si cela dietro il confine, dietro lo schermo, dietro il muro che ci si costruisce intorno?

Come un nido accogliente, quella zona di conforto può essere limitante. Non si impara a volare se non ci si lancia fuori dal proprio nido.
Fuori dalla zona comfort l’inaspettato si fonde con la speranza. E la forza cresce dall’abisso dell’incertezza.

Uscire dalla zona comfort per sfidare le convinzioni dello stormo (ecco cosa ci insegna il gabbiano Jonathan Livingston): per volare alto è necessario superare le paure, abbracciare l’ignoto, accettare i rischi, la possibilità di fallire, avere la forza di tornare sui propri passi.

E così, solo volando sulla soglia dell’incanto, si scopre la bellezza di un’esistenza in movimento.

Nella sfida di andare oltre, trovo la libertà e l’anima si rigenera, e comincia a suonare una nuova melodia.
L’invito ad andare oltre la propria zona comfort, è un invito a esplorare nuovi orizzonti, a scoprire le proprie potenzialità, a vivere più in profondità la vita.